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Il 5G danneggia la salute?
Quella relativa al 5G è solo l’ultima delle polemiche nate intorno alle onde elettromagnetiche: fra i messaggi che rimbalzano maggiormente tra profili social e conversazioni Whatsapp, non è difficile trovare grafici, presunti dati ufficiali, studi che danno la responsabilità alle nuove tecnologie anche della diffusione del Coronavirus.
L’accusa è semplice: il 5G abbassa le difese del sistema immunitario esponendoci maggiormente ai rischi del Covid-19.
La “lotta” alle onde elettromagnetiche ha, però, un’origine molto meno vicina a noi di quanto si potrebbe pensare: il primo a teorizzare il legame fra esposizione e malattie è stato, infatti, il consulente ed esperto di fisica Bill P. Curry, che già 20 anni fa si era impegnato in prove di laboratorio utili a dimostrare la pericolosità delle nuove tecnologie (pubblicando, poi, un grafico diventato famosissimo fra i sostenitori di svariate teorie complottistiche).
I risultati di Curry, pur interessanti, sono – però – molto imprecisi: nel corso dei calcoli, infatti, il fisico non aveva tenuto conto di una variabile fondamentale, cioè la capacità della pelle di fare da barriera. Eppure, è proprio la presenza di questa difesa a permetterci di usare cellulare, televisioni, forni a microonde senza mettere a repentaglio la nostra salute!
Pochi anni dopo, un altro esperto – il medico David O. Carpenter – decise di mettere a punto studi simili, basandosi sul lavoro di Curry. Carpenter sostenne per anni la correlazione fra vicinanza ai tralicci degli elettrodotti e comparsa nei bambini di malattie come la leucemia: nessuno studio successivo, però, ha confermato le sue conclusioni.
Il medico si è scagliato negli anni contro molte nuove tecnologie, pubblicando anche diversi report poi smentiti.
Nelle scorse settimane, la preoccupazione è montata soprattutto a causa di un tweet a tema pubblicato da Gunter Pauli, consigliere economico di Giuseppe Conte: Pauli spingeva (il 22 marzo) a una riflessione, chiedendosi come mai la cinese Wuhan e il nostro Nord Italia – zone interessate dalle sperimentazioni per il 5G – fossero anche le più colpite dal Covid-19.
La smentita è arrivata subito ed è stata anche piuttosto efficace: basti pensare, infatti, che in Italia tecnologie legate al 5G sono state messe alla prova anche in città come Matera e Bari.
Eppure in quelle zone non si sono sviluppati focolai di Coronavirus!
Come è facile immaginare, però, la bufala ha iniziato a circolare rapidamente, arrivando sugli smartphone di quasi tutti gli italiani: in un momento di tensione come quello attuale, è facile cedere al sospetto, alimentando la preoccupazione di tutti.
Il 5G, però, non ha alcun legame provato con l’arrivo del Covid-19.
La sua diffusione porterà, anzi, a un importante avanzamento delle comunicazioni – si navigherà più velocemente e si avrà maggiori possibilità dal punto di vista del caricamento di contenuti e della trasmissione dei dati – con ricadute positive su settori come quello dei trasporti e della medicina.
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